Translate

CONTROLLO VS GESTIONE DELLE EMOZIONI


Nel film di Walt Disney "Frozen", la protagonista Elsa ha un potere: trasformare gli oggetti in ghiaccio e crearne altri dal nulla. 
Non sa ancora se è un dono o una maledizione, quel che sa è che non riesce a gestirlo e inizia a cercare di controllarlo (per non usarlo), a nasconderlo e a detestarlo. Così facendo, arriva ad odiare se stessa, a rinchiudersi nella sua stanza e a non accettarsi senza imparare mai ad usare il suo potere.
Risultato: insicura e sola, sopraffatta dal suo potere, questo diventa un'arma distruttiva                                                                                             incontrollabile.

Si può pensare che si tratti solo di un racconto fiabesco, ma ha molto a che fare con la realtà.
Tutti noi abbiamo un potere, le emozioni, e il modo in cui le accogliamo, accettiamo, gestiamo ed usiamo può determinare se saranno un "dono" o una "maledizione".

Le emozioni, per definizione, sono delle reazioni adattive dell'organismo a stimolazioni ambientali; non esistono emozioni "buone" o "cattive", ognuna ha un suo significato, piuttosto la misura in cui le gestiamo e i comportamenti associati a tale emozione possono rivelarsi adeguati o inadeguati.

Se proviamo un certo sentimento è perchè stiamo rispondendo in modo automatico e naturale ad uno stimolo, che provoca un'attivazione fisiologica e dà luogo a risposte neurovegetative. Per esempio, se vedo un leone, il mio organismo si attiva (aumento del battito cardiaco, sudorazione, palpitazioni, ecc), provo paura e poi o scappo, o piango, o altro; la paura non è di per sé sbagliata, ma se questa mi porta per esempio a gridare a squarciagola ovunque mi trovi, a prendere oggetti e tirarli in aria, a picchiare le persone circostanti, ad essere aggressivo, ecc., saranno questi comportamenti ad essere del tutto inadeguati alla situazione e all'emozione, e non l'emozione stessa.

Se qualcuno ci insulta o ci fa del male, non è inadeguata l'emozione della rabbia che insorge in conseguenza all'evento, ma può diventare inadeguato il comportamento reattivo, come picchiare, vendicarsi, isolarsi, trattare male gli altri, ecc.

Diventa, così, fondamentale in primo luogo riconoscere le proprie emozioni, accoglierle e non giudicarle; e poi imparare a gestire l'impulso a reagire.

Il problema nasce nel momento in cui poniamo noi stessi come giudici supremi di tutto ciò che pensiamo e sentiamo, con la pretesa di poter controllare pensieri ed affetti, ritenendo di non dover provare quell'emozione, in quanto sbagliata, eccessiva o incolpandoci perché non dovremmo reagire in tal modo, ecc.

Quanto più cercheremo di allontanare, rifiutare e giudicare noi stessi e le emozioni (che riteniamo di non dover provare), tanto più queste si ritorceranno contro di noi, sopraffacendoci e debilitandoci; se, invece, le accoglieremo, accetteremo e non giudicheremo, esse svolgeranno il loro ruolo adattivo e funzionale all'organismo e a noi stessi.

C'è una gran differenza tra il controllare l'emozione che sorge in modo spontaneo, e il gestirla: nel primo caso, è un pò come correre contro la corrente di un fiume cercando di spingere l'acqua in un'altra direzione; nel secondo, è come mettere delle dighe che incanalano il flusso della corrente in spazi e quantità adeguate.

Controllare le emozioni allo scopo di annullarle, estinguerle o disattivarle dà luogo al risultato opposto, in quanto diventano più forti, potenti e indomabili (pensate alla corrente del fiume in piena); se ci sentiamo arrabbiati in conseguenza di un certo evento, poi cominciamo a giudicare l'emozione ("non dovrei essere arrabbiato!", "non dovrei provare quest'emozione!", "ma perchè mi arrabbio?", ecc) e cerchiamo di forzarla o trattenerla come se stessimo spingendo l'acqua controcorrente, non solo falliremo nel nostro intento, ma l'emozione diventerà così potente da sopraffarci e prendere pieno controllo su pensieri e comportamenti.
Piuttosto, dovremmo riconoscere l'emozione che proviamo ("rabbia") e accettarla ("mi sento arrabbiato"), così facendo non ne saremo sopraffatti e riusciremo a gestire essa e i comportamenti conseguenti.

Tornando all'esempio di Frozen, se Elsa fosse diventata sin da subito consapevole del proprio potere e l'avesse conosciuto meglio invece di rifiutarlo e rifiutarsi, l'avrebbe gestito meglio e avrebbe capito che si trattava di un dono.

Quanto più diventeremo consapevoli di noi stessi, dei pensieri, degli affetti e dei sentimenti, tanto meno sentiremo il bisogno di controllare (forzare o annullare) le emozioni e tanto più facile sarà gestire emozioni, comportamenti e situazioni.