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REAGIRE VS AGIRE: VIVERE CONSAPEVOLMENTE

"Si sta come

 d'autunno

 sugli alberi

le foglie"

(G. Ungaretti)





Questa famosa poesia di Ungaretti si riferisce alla fragilità della vita dei soldati al fronte che, come le foglie secche in autunno, con un solo colpo di vento (o di fucile) possono cadere e quindi morire.

Tralasciando l'ambientazione storica e i significati connotativi voluti dal poeta, potremmo applicare la poesia a noi stessi e pensarci come delle foglie.

Ne esistono di varie forme e colori, alcune più grandi e altre più piccole, ma ad accomunarle tutte è la loro tendenza a muoversi e spostarsi sospinte dal vento: basta una piccola brezza perchè la foglia ondeggi sull'albero e, qualora fosse già a terra, si sposti dal  luogo in cui è.

Si può dire che la foglia abbia la caratteristica di subire e reagire passivamente ai movimenti eolici, non agisce da sè decidendo autonomamente dove andare e come muoversi; qualche volta anche noi siamo simili alle foglie al vento, in quanto basta un piccolo evento per farci reagire con rabbia, con tristezza o risentimento. Ed è così che ci troviamo a subire gli eventi come la foglia autunnale di Ungaretti e reagiamo, delle volte cadendo e facendoci male.


Fragilità e precarietà sono gli attributi di chi subisce e reagisce alle vicende della propria vita, invece di agire. Quest'ultima, a differenza delle altre, permette di essere padroni di se stessi, di auto-controllarsi, autogestirsi, e decidere come e se comportarsi in determinate situazioni, a prescindere dal tipo di evento accaduto. Non significa essere dei robot, ma piuttosto essere consapevoli di chi si è, di cosa si prova, del presente ma anche del possibile futuro, ossia delle conseguenze che le proprie re-azioni  potrebbero avere su se stessi e sugli altri.

Ma come si diventa più consapevoli? Una tecnica molto diffusa è la mindfulness, ossia consapevolezza, una sorta di pratica meditativa che aiuta a conoscere i propri stati interni (pensieri, emozioni, motivazioni) e il proprio corpo, prestandovi attenzione momento per momento, intenzionalmente e con sospensione del giudizio.

Quante volte capita di sentirsi assaliti da pensieri o emozioni che non si vorrebbero avere, colpevolizzandosi, dicendo a se stessi per esempio: "non dovrei", "non potrei", "è sbagliato", ecc. Il risultato di questo reagire istintivamente è da un lato quello di essere preda degli eventi, come un'onda anomala che travolge e non lascia scampo; dall'altro è l'aumento del senso di colpa per la continua autocommiserazione emessa dal giudice più severo: se stessi.

Praticare la mindfulness può aiutare a liberarsi del pilota automatico, rendendo la mente più lucida e calma, a sciogliere nodi affettivi entrando più a contatto con le emozioni più dolorose o contrastanti e con se stessi, così come si è, senza necessità di fare alcun cambiamento repentino; d'altronde, il primo passo per il cambiamento è proprio l'accettazione.

Ulteriori approfondimenti: 
  • Kabat.Zinn J., (2005). Coming to our senses: healing ourselves and the world through mindfulness. Hyperion Books, New York
  • Pagliaro G., (2004). Mente menditazione e benessere. Tecniche Nuove